NUOVE FRONTIERE NELLA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE
Stefania Angela Di Fusco, intervistata da Maria Laura Canale, per un approfondimento sulla sessione Nuove frontiere nella prevenzione cardiovascolare
Troponina ad alta sensibilità in prevenzione primaria: un biomarcatore oltre l’infarto
L’impiego della troponina cardiaca ad alta sensibilità (hsTnI) sta progressivamente superando il confine della diagnosi di sindrome coronarica acuta, per affermarsi come strumento di stratificazione del rischio cardiovascolare anche in soggetti asintomatici. La possibilità di rilevare livelli minimi di troponina, pur in assenza di danno miocardico acuto, ha mostrato una solida correlazione con il rischio di eventi futuri in diversi studi di popolazione (JUPITER, BiomarCaRE, HUNT). Integrazione precoce della hsTnI nei percorsi di prevenzione primaria consente una valutazione più fine del rischio individuale rispetto ai tradizionali algoritmi basati su fattori clinici e lipidici. Inoltre, la comunicazione del rischio stimato può favorire l’engagement del paziente e l’adozione di comportamenti salutari, con un impatto positivo anche sulla gestione di comorbilità come ipertensione, dislipidemia e diabete. In un’ottica di medicina personalizzata, il dosaggio basale della hsTnI — soprattutto se interpretato con soglie specifiche per sesso — potrebbe rappresentare un’arma strategica per ottimizzare risorse, evitare trattamenti inutili e migliorare la prognosi cardiovascolare in una popolazione ancora priva di sintomi.
L’impiego della troponina cardiaca ad alta sensibilità (hsTnI) sta progressivamente superando il confine della diagnosi di sindrome coronarica acuta, per affermarsi come strumento di stratificazione del rischio cardiovascolare anche in soggetti asintomatici. La possibilità di rilevare livelli minimi di troponina, pur in assenza di danno miocardico acuto, ha mostrato una solida correlazione con il rischio di eventi futuri in diversi studi di popolazione (JUPITER, BiomarCaRE, HUNT). Integrazione precoce della hsTnI nei percorsi di prevenzione primaria consente una valutazione più fine del rischio individuale rispetto ai tradizionali algoritmi basati su fattori clinici e lipidici. Inoltre, la comunicazione del rischio stimato può favorire l’engagement del paziente e l’adozione di comportamenti salutari, con un impatto positivo anche sulla gestione di comorbilità come ipertensione, dislipidemia e diabete. In un’ottica di medicina personalizzata, il dosaggio basale della hsTnI — soprattutto se interpretato con soglie specifiche per sesso — potrebbe rappresentare un’arma strategica per ottimizzare risorse, evitare trattamenti inutili e migliorare la prognosi cardiovascolare in una popolazione ancora priva di sintomi.